Elena El Asmar – Loredana Longo
La conservazione della libertà
a cura di Pietro Gaglianò
inaugurazione venerdì 20 settembre, ore 18.00
Fondazione Berengo – Palazzo Cavalli Franchetti
San Marco, 2847, Venezia
La conservazione della libertà
a cura di Pietro Gaglianò
inaugurazione venerdì 20 settembre, ore 18.00
Fondazione Berengo – Palazzo Cavalli Franchetti
San Marco, 2847, Venezia
Il progetto RADICAL, ideato da Penzo+Fiore per Fondazione Berengo, prosegue con una mostra che osserva il modo in cui la storia si riflette nella percezione soggettiva per schiudersi nell’esperienza dell’arte. La memoria, il potere, la libertà sono i termini chiave de La conservazione della libertà, con le opere di Elena El Asmar e Loredana Longo e la cura di Pietro Gaglianò.
Il progetto nasce dall’attenzione che da alcuni anni il curatore dedica alle estetiche del potere e alle contronarrazioni agite, o semplicemente rese possibili, dal lavoro dell’arte. L’arte, quando si manifesta come rappresentazione divergente, non autorizzata, non complementare alle dinamiche del controllo, costituisce un punto di criticità che si oppone all’omologazione del pensiero e agli automatismi della cultura di massa.
Il tempo dell’arte, quello che percorre e anima anche il lavoro di Elena El Asmar e Loredana Longo, è necessariamente un tempo presente, perché coinvolge l’osservatore in un qui e ora che non ammette equivoci né dilazioni. Raduna il passato con il futuro e mette in primo piano la libertà come presenza e come sguardo critico, riportando il singolo alla sua relazione, inevitabile, con la condizione umana.
Le due protagoniste della mostra sono detentrici di ricerche autonome e si esprimono con medium e formati differenti, puntando a una diversa posizione delle loro opere rispetto allo spazio della visione e al rapporto con il pubblico. Ad accomunarle è una sensibilità per la memoria che le porta a lavorare sulla decostruzione del tempo storico e sulla sua arbitrarietà; le loro opere connettono i luoghi e le epoche, lo sguardo delle cose minute con l’ascolto di una dimensione più ampia e, talvolta, segreta. In questa tessitura, ora paziente ora violenta, il tempo lineare, quello delle narrazioni ufficiali, si dilata e si ramifica, indica connessioni taciute e apre la possibilità ad altre letture.
La mostra si compone così come un percorso attorno al Mediterraneo, centro ineludibile della storia di più continenti, in cui le evocazioni di un Medio Oriente mistificato, nel lavoro di Elena El Asmar, si affiancano alle rappresentazioni di uno stato di guerra che unisce il Novecento ai giorni nostri, in quello di Loredana Longo. Le opere esposte si avvincono le une alle altre, tra mito e storiografia, desiderio di conoscenza e smascheramento della propaganda, vecchi e nuovi colonialismi: un lavoro di lacerazione e di cura, per la conservazione della libertà.
Il progetto nasce dall’attenzione che da alcuni anni il curatore dedica alle estetiche del potere e alle contronarrazioni agite, o semplicemente rese possibili, dal lavoro dell’arte. L’arte, quando si manifesta come rappresentazione divergente, non autorizzata, non complementare alle dinamiche del controllo, costituisce un punto di criticità che si oppone all’omologazione del pensiero e agli automatismi della cultura di massa.
Il tempo dell’arte, quello che percorre e anima anche il lavoro di Elena El Asmar e Loredana Longo, è necessariamente un tempo presente, perché coinvolge l’osservatore in un qui e ora che non ammette equivoci né dilazioni. Raduna il passato con il futuro e mette in primo piano la libertà come presenza e come sguardo critico, riportando il singolo alla sua relazione, inevitabile, con la condizione umana.
Le due protagoniste della mostra sono detentrici di ricerche autonome e si esprimono con medium e formati differenti, puntando a una diversa posizione delle loro opere rispetto allo spazio della visione e al rapporto con il pubblico. Ad accomunarle è una sensibilità per la memoria che le porta a lavorare sulla decostruzione del tempo storico e sulla sua arbitrarietà; le loro opere connettono i luoghi e le epoche, lo sguardo delle cose minute con l’ascolto di una dimensione più ampia e, talvolta, segreta. In questa tessitura, ora paziente ora violenta, il tempo lineare, quello delle narrazioni ufficiali, si dilata e si ramifica, indica connessioni taciute e apre la possibilità ad altre letture.
La mostra si compone così come un percorso attorno al Mediterraneo, centro ineludibile della storia di più continenti, in cui le evocazioni di un Medio Oriente mistificato, nel lavoro di Elena El Asmar, si affiancano alle rappresentazioni di uno stato di guerra che unisce il Novecento ai giorni nostri, in quello di Loredana Longo. Le opere esposte si avvincono le une alle altre, tra mito e storiografia, desiderio di conoscenza e smascheramento della propaganda, vecchi e nuovi colonialismi: un lavoro di lacerazione e di cura, per la conservazione della libertà.