Giovanna Repetto
Atmosfera
a cura di Lorenzo Balbi
inaugurazione venerdì 29 novembre, ore 18.00
Fondazione Berengo – Palazzo Cavalli Franchetti
San Marco, 2847, Venezia
Atmosfera
a cura di Lorenzo Balbi
inaugurazione venerdì 29 novembre, ore 18.00
Fondazione Berengo – Palazzo Cavalli Franchetti
San Marco, 2847, Venezia
Fondazione Berengo presenta l’ultima mostra del 2019 per il ciclo RADICAL, ideato da Penzo+Fiore come strumento di indagine del contemporaneo di ricerca in cui si pensi al vetro, main material della storica fornace, non come oggetto ma come concetto.
Con la proposta di Lorenzo Balbi si entra nel vivo di un territorio complesso e ricco di contraddizioni attraverso la mostra personale dell’artista Giovanna Repetto, Atmosfera, che inaugurerà a Palazzo Franchetti il prossimo 29 novembre alle 18.00, mostra inaspettatamente attuale per il suo farsi zoom sulle urgenze che attanagliano la città di Venezia.
Partiti a dicembre scorso con Daniele Capra, che ha proposto un progetto del tutto politico in cui uno dei lavori prendeva le mosse da una storica scritta antifascista sul muro della chiesa di Santo Stefano, opera di Nemanja Cvijanović, affiancata alle decorazioni di sangue di Giovanni Morbin che inzuppavano i muri di Palazzo Franchetti, Radical ha visto poi la presenza di Matteo Bergamini con la proposta di Marcella Vanzo, irriverente e rispettosa “ballata” per batteria heavy metal a ricordo dei morti del santuario di Redipuglia. Terzo appuntamento è stato il recente duo Elena El Asmar e Loredana Longo curate da Pietro Gaglianò, con un discorso intorno alla libertà in grado di attraversare un paesaggio mediterraneo cauterizzato dalle bruciature del presente e onirico come arazzi dal sapore orientaleggiante.
Con Giovanna Repetto, all’improvviso, ci si ritrova immersi in una mostra site specific che non si colloca solo abilmente nello spazio della Fondazione, ma a cerchi concentrici nel più ampio paesaggio lagunare.
Scrive il curatore: “Chiunque sia passato davanti all'ingresso di Palazzo Cavalli-Franchetti a Venezia, a due passi dal ponte dell'Accademia, ricorderà il vicino negozio di fiori freschi. Uno dei pochi a Venezia, con piccole vetrine verdi ricavato da uno spazio triangolare nell'angolo della cancellata del palazzo quattrocentesco. Purtroppo proprio in questi ultimi mesi, durante la preparazione di questa mostra, anche il piccolo fioraio dell'Accademia ha chiuso, vittima dell'inarrestabile trasformazione di Venezia in città completamente turistica in cui qualsiasi bene o servizio -anche comprare un mazzo di fiori- viene gestito direttamente da hotel o tour operator. A suo modo quel negozio era un baluardo di resistenza, un simbolo di resilienza e radicalità. […]
Nei negozi, negli hotel, nei ristoranti di Venezia ci sono fiori, bouquet e composizioni floreali che abbelliscono i luoghi e allietano gli umori. Così come gli oltre 20 milioni di turisti che ogni anno affollano la città anche questi fiori recisi, tenuti in vita tramite minuziose procedure e tecniche scientificamente avanzate, provengono da tutte le parti del mondo, anche le più lontane e remote. I viaggi che questi fiori-turisti devono compiere per terminare la loro vita in laguna sono lunghi e complicati e gli artifici usati dagli esperti per portarli intatti a destinazione, profumati e colorati, affascinanti e inaspettati. Mentre questa flora importata viene trattata come vero tesoro vivente le piante originali di Venezia, quelle che lottano per sopravvivere in un ambiente diventato sempre più inospitale, si devono aggrappare ai luoghi inaccessibili, alle poche case abbandonate, agli anfratti dei ponti sospesi.
La ricerca di Giovanna Repetto (Padova, 1990. Vive e lavora a Torino) parte dall'analisi di queste contraddizioni. I suoi lavori si manifestano in produzioni artistiche che rivelano un approccio curatoriale. L’artista infatti, si prende cura di queste specie floreali, si insinua nel processo di produzione, nel viaggio e nell'imballaggio che devono subire. Con un approccio fotografico, i diversi lavori che propone per questa mostra-installazione ritraggono un paesaggio umano, con le sue storie e le sue stranezze, che si inserisce in un contesto storico, sociale e culturale unico. Lo sguardo dell'artista, però, non si limita in questo caso a creare delle immagini, ma stimola un’azione che la porta a prendersi letteralmente cura dei fiori protagonisti della sua indagine. I fiori tropicali, dopo essere stati in frigoriferi, a bagno con l'ammoniaca, bendati con garze, plastiche e cuscinetti, una volta arrivati a destinazione sono presi in custodia dall'artista che li sottopone a sedute di agopuntura”.
Con la proposta di Lorenzo Balbi si entra nel vivo di un territorio complesso e ricco di contraddizioni attraverso la mostra personale dell’artista Giovanna Repetto, Atmosfera, che inaugurerà a Palazzo Franchetti il prossimo 29 novembre alle 18.00, mostra inaspettatamente attuale per il suo farsi zoom sulle urgenze che attanagliano la città di Venezia.
Partiti a dicembre scorso con Daniele Capra, che ha proposto un progetto del tutto politico in cui uno dei lavori prendeva le mosse da una storica scritta antifascista sul muro della chiesa di Santo Stefano, opera di Nemanja Cvijanović, affiancata alle decorazioni di sangue di Giovanni Morbin che inzuppavano i muri di Palazzo Franchetti, Radical ha visto poi la presenza di Matteo Bergamini con la proposta di Marcella Vanzo, irriverente e rispettosa “ballata” per batteria heavy metal a ricordo dei morti del santuario di Redipuglia. Terzo appuntamento è stato il recente duo Elena El Asmar e Loredana Longo curate da Pietro Gaglianò, con un discorso intorno alla libertà in grado di attraversare un paesaggio mediterraneo cauterizzato dalle bruciature del presente e onirico come arazzi dal sapore orientaleggiante.
Con Giovanna Repetto, all’improvviso, ci si ritrova immersi in una mostra site specific che non si colloca solo abilmente nello spazio della Fondazione, ma a cerchi concentrici nel più ampio paesaggio lagunare.
Scrive il curatore: “Chiunque sia passato davanti all'ingresso di Palazzo Cavalli-Franchetti a Venezia, a due passi dal ponte dell'Accademia, ricorderà il vicino negozio di fiori freschi. Uno dei pochi a Venezia, con piccole vetrine verdi ricavato da uno spazio triangolare nell'angolo della cancellata del palazzo quattrocentesco. Purtroppo proprio in questi ultimi mesi, durante la preparazione di questa mostra, anche il piccolo fioraio dell'Accademia ha chiuso, vittima dell'inarrestabile trasformazione di Venezia in città completamente turistica in cui qualsiasi bene o servizio -anche comprare un mazzo di fiori- viene gestito direttamente da hotel o tour operator. A suo modo quel negozio era un baluardo di resistenza, un simbolo di resilienza e radicalità. […]
Nei negozi, negli hotel, nei ristoranti di Venezia ci sono fiori, bouquet e composizioni floreali che abbelliscono i luoghi e allietano gli umori. Così come gli oltre 20 milioni di turisti che ogni anno affollano la città anche questi fiori recisi, tenuti in vita tramite minuziose procedure e tecniche scientificamente avanzate, provengono da tutte le parti del mondo, anche le più lontane e remote. I viaggi che questi fiori-turisti devono compiere per terminare la loro vita in laguna sono lunghi e complicati e gli artifici usati dagli esperti per portarli intatti a destinazione, profumati e colorati, affascinanti e inaspettati. Mentre questa flora importata viene trattata come vero tesoro vivente le piante originali di Venezia, quelle che lottano per sopravvivere in un ambiente diventato sempre più inospitale, si devono aggrappare ai luoghi inaccessibili, alle poche case abbandonate, agli anfratti dei ponti sospesi.
La ricerca di Giovanna Repetto (Padova, 1990. Vive e lavora a Torino) parte dall'analisi di queste contraddizioni. I suoi lavori si manifestano in produzioni artistiche che rivelano un approccio curatoriale. L’artista infatti, si prende cura di queste specie floreali, si insinua nel processo di produzione, nel viaggio e nell'imballaggio che devono subire. Con un approccio fotografico, i diversi lavori che propone per questa mostra-installazione ritraggono un paesaggio umano, con le sue storie e le sue stranezze, che si inserisce in un contesto storico, sociale e culturale unico. Lo sguardo dell'artista, però, non si limita in questo caso a creare delle immagini, ma stimola un’azione che la porta a prendersi letteralmente cura dei fiori protagonisti della sua indagine. I fiori tropicali, dopo essere stati in frigoriferi, a bagno con l'ammoniaca, bendati con garze, plastiche e cuscinetti, una volta arrivati a destinazione sono presi in custodia dall'artista che li sottopone a sedute di agopuntura”.